10 piccoli pinguini

C’è un pinguino alle origini del tascabile moderno. Lo si vede sui libretti di qualità, a basso costo, con la copertina piacevolmente morbida, pubblicati dall’inglese Allan Lane, considerato – e a ragione – un innovatore dell’editoria contemporanea.
Un giorno, Lane, editore della The Bodley Head, durante un viaggio di ritorno dalla casa di Agatha Christie, resta colpito dalla difficoltà di trovare libri ben fatti, con contenuti di qualità, economici, facilmente acquistabili in punti vendita comunemente diffusi, come quelli presenti nelle stazioni.


Sulla scia dell’esperienza della tedesca Albatross, di John Holroyd-Reece, Lane pensa allora a creare un prodotto nuovo, per formato e grafica, affidato alla semplicità attraente di colori puri e a una decisa valorizzazione del marchio (poi ulteriormente potenziato da Jan Tschichold, a partire dal 1947): il pinguino, appunto, disegnato prendendo a modello uno degli animali che vivevano nello zoo di Londra. Un pinguino nel taschino, però: il prezzo non deve superare quello di un pacchetto di sigarette.

Lane capisce subito che la qualità dei contenuti non ostacola la quantità delle tirature, tanto meno i risultati di vendita, se si investe su una capillare distribuzione e, soprattutto, se si ampliano i canali di commercializzazione (e di promozione), infrangendo così la strutturale staticità del mercato.
Una sorta di “rivoluzione distributiva”, insomma, non estranea però alla cultura inglese, che già conosceva l’arte di vendere i libri in luoghi insoliti, come le stazioni ferroviarie, o insieme con generi merceologici diversi, come avviene nei grandi magazzini. I primi dieci pinguini, tra i quali Hemingway, escono simultaneamente nel luglio 1935.

Altre avventure conoscono grande fortuna nell’editoria di massa del secondo dopoguerra, seppur non comparabile a quella del pinguino.
Nel 1939, nascono i Pocket Books, grazie a Robert de Graaf, che trasferisce negli Stati Uniti l’esperienza dei pinguini apprezzata in Inghilterra.
Il 9 febbraio 1953, è il turno di Le Livre de Poche, serie dovuta alla creatività di Henri Filipacchi, Segretario Generale di Hachette, che, già due anni dopo, è in grado di immettere nel mercato la collezione Pratique, poi la Classique, poi la Policier e così via…
Infine c ‘è l’Italia, che conosce l’austera, meravigliosa “prima” BUR, su progetto di Luigi Rusca e Paolo Lecaldano, ma che al pinguino deve, più che altro, esperienze maggiormente in sintonia con i cambiamenti del pubblico dei lettori e con l’evolversi, rapidissimo, dei nuovi linguaggi, prima di tutto quelli del cinema e della tv.

Tocca allora agli Oscar Mondadori farsi carico dell’eredità di Lane. L’esordio risale al 27 aprile del 1965, in libreria, ma anche in edicola. Gli Oscar puntano in modo nuovo sui canali di distribuzione e sul fatto che il libro si possa trovare facilmente (e trasportare altrettanto agevolmente, “a casa, in tram, in autobus, in filobus, in metropolitana, in automobile, in taxi, in treno, in barca, in motoscafo, in transatlantico, in jet, in fabbrica, in ufficio, al bar, nei viaggi di lavoro, nei week-end, in crociera, Gli Oscar saranno sempre nella vostra tasca, sempre a portata di mano“).
Il primo numero è Addio alle armi, di Hemingway, con una tiratura iniziale di 75.000 copie, subito esaurita. L’illustrazione di copertina, che rimanda all’attore Rock Hudson (raffigurato sorridente, in primo piano), protagonista del popolare film A Farewell to arms, del 1957, diretto da Charles Vidor, si deve all’ottimo pittore Mario Tempesti, già collaboratore di Mondadori come illustratore di “Arianna”.

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