Il trattato Delle cause della grandezza delle città di Giovanni Botero uscì per la prima volta, in forma autonoma, nel 1588, a Roma, presso Giovanni Martinelli, con dedica a Cornelia Orsini d’Altemps di Gallese, giovane vedova di Roberto d’Altemps, la cui famiglia era frequentata da Botero. Il tipografo lo utilizzerà anche in una coeva raccolta dedicata alla grandezza delle città, insieme con testi di Lodovico Guicciardini e Claudio Tolomei.
Nel 2016, le case editrici Aragno (a cura di Claudia Oreglia) e Viella (a cura di Romain Descendre) hanno ottimamente riproposto quest’opera preziosa del gesuita piemontese, che si segnala insieme con l’edizione Einaudi Millenni della Ragion di Stato (a cura di Pierre Benedittini e Romain Descendre) e con Le Relazioni universali pubblicate in due importanti volumi (a cura di Blythe Alice Raviola), sempre da Aragno, nel 2015.
La storia editoriale delle Cause della grandezza delle città ha conosciuto numerose tappe, come ad esempio le edizioni veneziane Misserini 1619, Giunti 1640, Bertani 1659, Bertani 1671 e quelle ottocentesche di Milano (1830, 1839) e Torino (1872). Poi, le traduzioni spagnole (Madrid 1593, Barcellona 1599, Burgos 1603), tedesca (Strassburg 1596) e latine (Oberursel 1602, Colonia 1614). Si noti il fatto che solo in quattro occasioni il testo è uscito in forma autonoma: in una versione latina (Johannis Boteri Llbri tres de origine urbium, Helmstadt, Johannis Heitmulleri, 1665), nella più recente edizione critica curata da Mario de Bernardi, nel 1930, per l’Istituto Giuridico dell’Università di Torino, e, in ambito anglosassone (Londra 1606 e 1635, quest’ultima unita alle Observations concerning the sea), dove però la tradizione si è consolidata anteponendo le Cause alla Ragion di Stato (pubblicata da George Albert Moore nel 1949, poi da J.P. e D.P. Waley nel 1956) e dove, ancor oggi, l’opera esce preferibilmente autonoma.
La questione che ci riguarda è dunque il nesso tra le Cause e la Ragion di Stato e i riflessi sulla storia editoriale dell’opera. I due testi sono pressoché coevi (la prima edizione della Ragion di Stato uscì nel 1589, a Venezia, presso Giolito de Ferrari, senza il trattato sulle città: verrà ripubblicata “integrale” lo stesso anno) e s’influenzano vicendevolmente, in una complementarietà attestata anche dallo studio del lavoro di stesura. Pertanto, indipendentemente dalle scelte editoriali effettuate nel tempo e dalla tradizione che si è consolidata, prevale una lettura che non prescinda dall’opera “complessivamente” intesa e da quel costante colloquio tra i testi che – per dirla con Descendre – si rivela esito evidente di un progetto unitario così pensato dallo stesso Botero.