«Edizione bella e magnifica, procurata da Giacomo Scaglia, ricco libraio veneziano, secondochè apparisce dalla dedica ch’egli ne fa a Giovanni Soranzo di Lorenzo. La Vita, benchè sia molto scarsa di notizie, è tuttavia scritta assai bene, e piena di vaghi e nobili concetti. Soprattutto le figure incise diligentemente in rame, parte da Iacopo e Francesco Valesio, e parte da altri valenti incisori, aggiungono molto di pregio a questa edizione; il cui testo peraltro non è né de’ più emendati né de’ più conformi all’ultimo originale del Tasso». Bella e magnifica. Così il libraio bolognese Ulisse Guidi definisce l’edizione Sarzina 1625 della Gerusalemme liberata, nei suoi Annali delle edizioni e delle versioni della Gerusalemme Liberata e d’altri lavori al Poema relativi (Bologna, Libreria Guidi, 1868, p. 22). E non sbaglia.
Grazie alle splendide tavole firmate da Francesco e Giacomo Valegio (o Valesio), che aggiungono molto di pregio al libro, questa Liberata veneziana rappresenta uno snodo rilevante nell’itinerario compiuto dalla tradizione iconografica del poema, almeno fino agli esiti – insuperati – dell’edizione de La Gerusalemme liberata di Torquato Tasso con le figure di Giambatista Piazzetta, Venezia, Giovanni Battista Albrizzi, 1745. Circoscriveremo pertanto le nostre considerazioni alle sole edizioni illustrate, da ancorarsi a un più esteso, ramificato palinsensto figurativo (per il quale si rimanda al bel libro di Giovanni Careri, La fabbrica degli affetti. La Gerusalemme liberata dai Carracci a Tiepolo, Milano, Il Saggiatore, 2010). È noto che la prima edizione figurata, opera di Bernardo Castello, con incisioni di Agostino Carracci e Giacomo Franco, è la Gierusalemme liberata di Torquato Tasso con le figure di Bernardo Castello; e le annotationi di Scipio Gentili, e di Giulio Guastavini (Genova, Girolamo Bartoli, 1590). Castello realizza anche le illustrazioni per le edizioni Pavoni 1604, 1615 e 1617, quest’ultima con significativi interventi sui disegni: La Gierusalemme di Torquato Tasso con gli Argomenti del Sig. Gio. Vincenzo Imperiale figurata da Bernardo Castello (Genova, Giuseppe Pavoni, 1604); La Gierusalemme del Signor Torquato Tasso con gl’Argomenti del Sig. Gio. Vincenzo Imperiale figurata da Bernardo Castello (Genova, Giuseppe Pavoni, 1615); La Gerusalemme liberata di Torquato Tasso con le annotationi di Scipion Gentili, e di Giulio Guastavini, et li argomenti di Oratio Ariosti (Genova, Giuseppe Pavoni [ad istanza di Bernardo Castello], 1617).
Con il pieno Seicento, si consolidano e si impongono due filoni principali. Uno eredita (apportandovi, eventualmente, lievi modifiche) i rami del Castello e quelli di Antonio Tempesta. Per illustrare il poema di Tasso, Tempesta realizza tre serie di disegni, la prima delle quali compare nell’edizione romana Ruffinelli 1607, mentre le altre due sono meno facilmente rintracciabili (con una certa probabilità la seconda serie si riversa nel Goffredo overo la Gierusalemme liberata di Torquato Tasso, Parigi, Stamperia Reale, 1644). L’altro, che punta alla rielaborazione o all’invenzione, registra un esito notevole proprio con la Sarzina 1625, arricchita dalle tavole dei manieristi Valegio.
I letterati e i tipografi del Seicento non furono certo insensibili al canto del Tasso, se è vero che il secolo ci lascia complessivamente in dote centoquarantasette edizioni della Liberata. Novantadue di queste vengono pubblicate in Italia e anche Venezia fa la sua parte. I tipografi veneziani, numerosi e intraprendenti, nonostante le difficoltà congiunturali che la letteratura scientifica ha più volte messo in evidenza, concorrono alla trasmissione del poema e sovente tale processo viene agevolato dal fattivo intervento del patriziato locale. È il caso dell’edizione in mostra, un prodotto aristocratico, tanto nelle sue armoniose forme, quanto nel milieu culturale del quale diviene equilibrata espressione. Giacomo Scaglia dedica l’opera al patrizio Giovanni Soranzo e, proprio in suo onore, la impreziosisce «con gli argomenti per ciascun canto, e con la Vita dell’Authore del Signor Cavalier Guido Casoni, alla cui penna ambisse l’oro di farsi inchiostro: Vi habbiamo poste anco molte figure in Rame, esprimenti in dissegno ben vivo tutta l’Historia, e l’intrecciatura delle favole del Poema». Significativa, infine, è la posizione del trevigiano Guido Casoni, avvocato e poeta, per il quale Tasso, al pari del Marino, è modello ineludibile e al quale, forse, dobbiamo il buon esito di questa impresa editoriale. Proprio grazie alla mediazione di Casoni, Sarzina entrerà in contatto con il letterato patrizio Giovan Francesco Loredan e, infine, con l’influente Accademia degli Incogniti, che verrà fondata – dagli stessi Casoni e Loredan – nel 1629.
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